PROCESSO WILLY, L’ERGASTOLO PEGGIORE E’ IL DOLORE DELLA MAMMA

Il mio pensiero oggi va a Willy Monteiro Duarte, il ventunenne di Paliano ucciso di botte il 6 settembre del 2020 a Colleferro dai fratelli Marco e Gabriele Bianchi.

Un delitto atroce, punito in primo grado con la pena dell’ergastolo per i due fratelli, oggi ridimensionata a 24 anni di carcere dalla sentenza di secondo grado in appello.

Non voglio entrare nel merito del lavoro della magistratura, che tra l’altro molto probabilmente non si arresterà qui.

Quello che oggi mi preme, è ricordare Willy e la ferita aperta per sempre in un’intera comunità, in un’intera generazione lacerata nel suo senso della morale. Una morale che sempre più spesso tra i nostri giovani non sembra più conoscere quei sani confini necessari a riconoscere e rispettare se stessi e l’altro.

Quello che oggi mi colpisce è inoltre il dolore, non urlato, della madre di Willy, che ha reagito alla sentenza dicendo: “Rispetto la decisione del giudice, giustizia è stata fatta. Il perdono è un’altra cosa, prima bisogna pentirsi e capire di aver sbagliato”. Ma ha anche detto che nessuna sentenza le ridarà più suo figlio”. In questa frase c’è tutto il dramma di un dolore tanto discreto quanto tremendo, di una madre che sa che ormai, a prescindere dall’esito dell’iter giudiziario, dovrà convivere per tutta la vita con la perdita più grande che possa esistere, l’ergastolo peggiore che possa toccare a un genitore.

Oggi il mio pensiero va a te Willy, il nostro “eroe buono”.