La denatalità non si risolve con i “Pro Life” nei Consultori pubblici

Non poteva esserci modo peggiore per ricordare i 46 anni della legge 194 sull’Interruzione Volontaria di Gravidanza, che ha tutelato la salute di tante donne – che prima morivano per gli aborti clandestini – e che secondo un sondaggio, diffuso oggi per la ricorrenza, vede favorevoli 2 italiani su 3. Ancora una volta le destre al governo, facendo entrare le associazioni Pro Life nei consultori pubblici e attaccando la legge 194, vanno in direzione opposta e contraria alla richiesta di tutela dei diritti delle cittadine e dei cittadini del nostro Paese.

Il Lazio ha addirittura anticipato il Governo nazionale con la delibera regionale che nei mesi scorsi ha affidato la gestione del bonus maternità, tra gli altri, alle associazioni Pro Life ed escluso i Consultori pubblici, che invece dovrebbero essere i primi referenti per competenza.

La denatalità non si combatte né attaccando il diritto all’aborto delle donne né con mancette o ‘du’ spicci’ alle mamme in difficoltà per poi vessarle, da un altro lato, con l’aumento dell’IVA su pannolini e latte in polvere. Occorre invece rafforzare la rete per il welfare e le misure per le pari opportunità: meno obiettori nei Consultori e più asili nido, pubblici e aziendali, bonus babysitter e congedi equamente ripartiti tra i genitori. La Legge 194 difende il diritto alla salute e all’autodeterminazione delle donne e soprattutto il principio di laicità dello Stato. Nessuna donna deve più sentirsi sola, costretta, colpevolizzata o discriminata dalle Istituzioni per le scelte sul proprio corpo.

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Voce di Civitavecchia

La Repubblica Roma

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