25 APRILE A VALMONTONE PER RICORDARE LA STORIA E CONTINUARE A COSTRUIRE LIBERTA’

Nel 1922, arrivarono a Valmontone i fascisti del basso Lazio, i quali si presentarono da Vittorio Simeoni, sindaco della città e presidente della Lega dei Contadini chiedendo con la forza da mangiare e da dormire. Il Sindaco, costretto ad ubbidire, fece il giro di tutti i forni e di tutte le pizzicherie del paese, mentre per farli dormire requisì le scuole, che all’epoca si trovavano nel palazzo comunale, ed alcuni locali del Palazzo Doria. Quando i fascisti lasciarono Valmontone, il paese si ritrovò con un debito di 100.000 lire con gli alimentaristi, senza calcolare i danni materiali.
Il regime fascista con il passar degli anni, si consolidò sempre di più nel paese; ne fece le spese Umberto Pilozzi, un comunista di 25 anni, il quale chiamato in guerra appena diciottenne, il 4 novembre del 1924, anniversario della vittoria, non sopportò che il corteo dei fascisti prevaricasse quello dei Combattenti e Reduci; nel disordine scoppiato, in Via Nazionale fu colpito alla testa da una punta di ferro del gagliardetto dei fascisti. Morì la stessa sera.
Durante la seconda Guerra Mondiale, la città venne completamente rasa al suolo, risultando tra i centri abitati maggiormente danneggiati in Italia.
I mesi tra il gennaio ed il maggio del 1944, furono terribili. Valmontone, ultimo baluardo della linea Caesar prima di Roma fu bersagliata da bombardamenti a tappeto e dalle artiglierie.
Dopo il passaggio degli alleati, anche a Valmontone si costituì un Comitato di liberazione formato da esponenti antifascisti che prese il controllo del paese, iniziando così una lenta riorganizzazione della vita del paese.
Nel 1960 il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, On. Alberto Folchi, premia la città di Valmontone, per i danni subiti e per il valore dimostrato, con la Medaglia d’Argento al valore civile. L’onoreficenza fu conferita con Decreto del Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi del 9 maggio del 1960 con la seguente motivazione:
“SOPPORTAVA CON IMPAVIDA FIEREZZA NUMEROSI BOMBARDAMENTI AEREI CHE DISTRUGGEVANO LA MAGGIOR PARTE DEI SUOI EDIFICI E PROCURAVANO LA MORTE DI 157 DEI SUOI FIGLI MIGLIORI, MAI PIEGANDOSI DAVANTI ALL’INVASORE IN ARMI, NE DUBITANDO NEI MIGLIORI DESTINI DELLA PATRIA”.
Oggi a noi tocca abbattere i muri e costruire i ponti. Tutti i muri finiranno per cadere, perché la storia del mondo va’ verso la luce e no verso le tenebre. E le città restano un elemento fondamentale dell’edificio della pace, un ponte tra il passato e il futuro. Non si può fermare la pace.