LUOJAIN IN CARCERE PER AVER GUIDATO L’AUTO: DIRITTI DELLE DONNE ANCORA UN MIRAGGIO IN ARABIA SAUDITA

Arrestata quasi tre anni fa, oggi l’attivista saudita Loujain Alhathoul è ancora in carcere, dove è stata torturata e abusata solo per essersi messa alla guida di una macchina.

Il nove novembre scorso, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti delle donne (Cedaw) aveva lanciato l’allarme per il peggioramento progressivo delle condizioni di salute dell’attivista in sciopero della fame per protesta contro le condizioni carcerarie. La 31enne, in prima fila nella lotta per i diritti delle donne e per il diritto alla guida nel regno wahhabita, ha iniziato a rifiutare il cibo il mese scorso, denunciando le restrizioni e gli abusi cui è oggetto nella cella nella quale è rinchiusa. Rilanciando il suo caso, il Comitato Onu si rivolge in modo diretto a re Salman invocandone il rilascio immediato.

Loujain al-Hathloul si è battuta in prima persona nelle Campagne per l’abolizione delle medievali restrizioni delle libertà delle donne in Arabia Saudita ed è stata arrestata dalle autorità saudite per aver violato le norme inerenti alla sicurezza nazionale, nel contesto di una più ampia operazione per reprimere i movimenti attivisti, soprattutto quelli femminili. Secondo quanto raccontano i parenti di Loujain, lei è stata costretta in regime di isolamento per tre mesi, ed è stata oggetto di elettroshock, frustate e abusi sessuali. I suoi carcerieri le avrebbero addirittura offerto la possibilità di uscire dal carcere se avesse dichiarato di non aver subito torture.

 

Il 19 maggio 2019 – ha ricordato Amnesty International in un suo report – le autorità saudite e la stampa governativa hanno lanciato una campagna diffamatoria a mezzo stampa per screditare come “traditori” e “traditrici” cinque attiviste per la difesa dei diritti delle donne, accusate di aver formato una “cellula” allo scopo di minacciare la sicurezza dello stato mediante “contatti con entità straniere destinati a compromettere la stabilità e il tessuto sociale” della monarchia saudita.

Queste pacifiche difensore dei diritti umani delle donne possono ora affrontare fino a 20 anni di carcere per la loro campagna contro il divieto di guida in Arabia Saudita.