PIANO INFANZIA PD: RIPARTIAMO DAI PIU’ PICCOLI

DALLA PARTE DEI PIU’ PICCOLI: UN PIANO INFANZIA PER RIPARTIRE

Le proposte del Partito Democratico

Le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi sono stati i primi a subire le conseguenze del Coronavirus, con la chiusura delle scuole e la brusca interruzione dei loro normali percorsi di crescita e formazione. Le bambine e i bambini hanno dovuto rinunciare non solo a frequentare la scuola con i loro compagni, ma anche alle passeggiate, alle attività sportive e ricreative. Hanno dovuto fare a meno di quel fondamentale momento di crescita individuale e sociale che è il gioco insieme ai loro coetanei. Hanno vissuto restrizioni che hanno aumentato le disuguaglianze: molti vivono in case troppo piccole, un bambino su tre non possiede un pc e quindi non ha possibilità di accedere alla didattica a distanza. Le loro famiglie sono costrette ad un impegno straordinario, dovendo conciliare l’impegno lavorativo con la sospensione dei servizi scolastici per i minori e con l’impossibilità di poter contare sui nonni. Oltre alle situazioni di disagio, violenza, povertà economica e educativa a cui ancora oggi troppi bambini e bambine sono soggetti.

 Noi vogliamo ripartire proprio da loro: dalle bambine e dai bambini, dai ragazzi e dalle ragazze. Perché il loro benessere, la loro salute e il loro diritto a ricevere un’educazione di qualità è per noi la sfida più grande da vincere in questo tempo.

 La cosiddetta “Fase 2” durerà molto probabilmente fino a quando un vaccino sarà disponibile e distribuito a un numero sufficiente di persone per costruire una buona immunità dell’intera comunità. Occorre perciò trovare un punto di equilibrio tra il dovere di contenere il rischio di un nuovo aumento di casi COVID-19 e il diritto dei bambini e dei ragazzi a ritornare a una vita il più possibile normale, già prima della riapertura delle scuole prevista per settembre.

Le nostre proposte per un PIANO INFANZIA mettono al centro i diritti e i bisogni dei bambini e delle bambine e propongono alle famiglie, alle istituzioni, alla scuola, agli enti del Terzo settore, un nuovo patto per costruire insieme le risposte migliori nel più breve tempo possibile.

Il diritto alla salute dei bambini e dei ragazzi

 L’incidenza da Covid-19 è più bassa nei bambini e i dati disponibili dalle prove oggi disponibili, anche se non definitive, suggeriscono che i bambini risultano meno infettivi degli adulti. Occorre tuttavia garantire a tutti i bambini e ragazzi gli strumenti di protezione individuali adatti a consentire una ripresa delle loro attività sociali ed educative in piena sicurezza: mascherine e guanti adatti per dimensione, indicazioni precise per l’igiene personale e per il rispetto delle normali regole di prevenzione, utilizzo di strumenti di comunicazione adeguati e di un linguaggio capace di attirare la loro attenzione e il loro coinvolgimento attivo.

Un’educazione di qualità per tutti

 

Per molti studenti le scuole non sono solo un posto in cui apprendere e relazionarsi con coetanei e adulti diversi dai genitori, ma anche un luogo in cui mangiare in modo sano: per loro purtroppo il pasto caldo a scuola è l’unico garantito in tutta la giornata.  I bambini costretti a casa difficilmente raggiungeranno i 60 minuti al giorno di attività fisica da moderata a vigorosa, consigliati dall’OMS. Gli adolescenti e i bambini più grandi rischiano di soffrire con maggiore frequenza di ansia, nel momento in cui tentano di comprendere la pandemia e le conseguenze su di loro, sui loro familiari e amici. Tutto questo mette a rischio non solo il benessere fisico, mentale ed emotivo di bambini e adolescenti, ma aumenta il rischio di consolidare abitudini dannose e pericolose.   

La didattica a distanza, che pure ha rappresentato una straordinaria risposta del sistema scolastico in questo tempo, non risponde al principio di uguaglianza sostanziale se tanti bambini, in condizioni socio economiche svantaggiate, non sono raggiunti e non hanno gli strumenti necessari a una piena partecipazione. Non vanno poi dimenticati i minori in condizione di marginalità sociale, come quelli che vivono all’interno dei campi rom, dove la precarietà abitativa rischia di amplificare il rischio del contagio, o i bambini costretti a vivere in carcere con le loro madri e i bambini che vivono nelle residenze mamme-bambini allontanati per violenze familiari. E i bambini e ragazzi con disabilità fisiche o psichiche, che in questo periodo in molti casi hanno visto sospese o fortemente ridimensionate le attività di sostegno e riabilitative. Tenere chiuse troppo a lungo le scuole espone i bambini a un danno tangibile e importante, soprattutto sul versante emotivo, esposto ai vissuti di isolamento relazionale e affettivo con gli amici, modificato nel tempo e nello spazio dell’isolamento. Su questo versante occorrerà anche una formazione docente specifica per aiutare i ragazzi nei percorsi di superamento delle paure e nel recupero di fiducia.


Nel pieno rispetto delle condizioni di sicurezza per la salute degli studenti e dei lavoratori, è quindi necessario che la scuola riapra al più presto, quale baluardo di democrazia, di legalità e di difesa dei bisogni dei minori.

 

Nell’attuale contesto epidemiologico tuttavia risulta prematuro aprire nidi e scuole dell’infanzia nella loro dimensione ordinaria, mentre è necessario e urgente sostenere ipotesi sperimentali di apertura di servizi educativi per piccoli gruppi, nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, in spazi verdi, con rapporti numerici adeguati, con protocolli sanitari, organizzativi, pedagogici. Essenzialmente nella forma di centri educativi estivi, affidati in gestione ad enti locali e terzo settore. Questi progetti “pilota”, adeguatamente monitorati e collocati in una cornice nazionale e omogenea che fornisca linee guida agli enti locali (Regioni e Comuni) e agli enti del Terzo Settore, potrebbero fungere da apripista, nella territorialità di ogni comunità educante, per la successiva apertura delle strutture educative nel prossimo anno educativo e scolastico.

 

Il sistema integrato “zero-sei”

Quando si parla di infanzia il nostro pensiero va innanzitutto al sistema integrato “zerosei”: lo strumento principale per l’attuazione del diritto alla cura e all’educazione dalla nascita ai sei anni che va sostenuto e attuato soprattutto oggi, in presenza di una crisi economica, sociale ed educativa senza precedenti. L’educazione precoce, fin da prima dei tre anni, è riconosciuta unanimemente dalla comunità scientifica come un’arma fondamentale per contrastare la povertà educativa, offrire pari opportunità di crescita, e combattere la dispersione scolastica. Questo sistema integrato ha come prima finalità quella di garantire alle bambine e ai bambini pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali, oltre alla conciliazione tra tempi di vita, di cura e di lavoro dei genitori, la promozione della qualità dell’offerta educativa e della continuità tra i vari servizi educativi e scolastici, la partecipazione delle famiglie. Di questo sistema fanno parte a pieno titolo le scuole paritarie comunali e private e i servizi privati accreditati.

 

Tutte le risposte da mettere in campo in questa situazione straordinaria devono trovare collocazione in questo sistema, che ha come obiettivo primario quello di offrire un’educazione di qualità ai bambini.


L’apertura dei servizi educativi deve avvenire nella massima sicurezza per i bambini, per gli operatori e per le famiglie. E’ necessario un protocollo sanitario rigoroso che metta in evidenza le modalità del distanziamento, l’uso di dispositivi di protezione, le dimensioni dei gruppi, il triage per gli accessi, il sistema di vigilanza sanitaria (pediatra di comunità, in collegamento con il dipartimento di igiene pubblica).

 

Prospettive per la ripresa delle attività

Per garantire il futuro dei bambini, la scuola, deve gradatamente riprendere una didattica attiva, integrandola con un’offerta formativa più ampia, e proseguire nel suo altissimo compito.

Per questo è fondamentale imprimere una forte accelerazione all’utilizzo delle risorse stanziate per l’edilizia scolastica: riaprire i cantieri per creare nelle scuole ambiente innovativi, per la dotazione delle infrastrutture tecnologiche, che aiutino sia le pratiche di distanziamento, sia la didattica di qualità non più schiacciata solo sui contenuti. E dare una risposta rapida al problema del superamento del divario digitale, che non può essere un problema lasciato alle singole scuole ma un obiettivo prioritario della infrastrutturazione del Paese. Sarà importante poi aggredire il digital divide che rischia di colpire i più piccoli anche all’interno della famiglia: è necessario pensare a un’offerta educativa e formativa digitale dedicata proprio ai bambini, garantendo l’accesso agli strumenti digitali che consentano a tutti di fare queste esperienze di apprendimento.

A seconda del grado di scuola e nel rispetto dell’autonomia scolastica e delle peculiarità dei territori, in sinergia con gli enti locali ed il terzo settore, la ripresa sarà graduale ed articolata su un’organizzazione specifica a livello di istituto, che si soffermi non solo sui numeri che garantiscono il distanziamento, ma soprattutto sulle modalità indispensabili ad una didattica di qualità. La ripresa dell’attività scolastica richiede che la scuola sappia reinventare, mettersi ancora più in connessione con la società, penetrarla e farsi permeare dall’esterno. Non si potrà stare con intere classi in aule che non permettono di mantenere un’adeguata distanza, ma ciò non significa rinunciare al fare scuola in presenza. Si dovrà ampliare l’offerta formativa: progetti che portano i bambini fuori dalle pareti scolastiche, integrazione con attività che si svolgono solitamente fuori dalla scuola, sperimentazioni da valorizzare, arte, musica, sport e creatività digitale.

C’è tanto che può e deve essere fatto. E questa scuola che si può allontanare dalla didattica pensata solamente come lezione frontale è una grande occasione per chi ha bisogni speciale, abilità diverse, che spesso vengono frustrate dalle lezioni in classe e che possono fiorire se davvero sapremo cogliere l’occasione per rivoluzionare il modo di concepire l’apprendimento. Laboratori, lavori di gruppo, visite ai musei, ai luoghi d’arte e cultura. In molte scuole tanti docenti ed educatori lo fanno già: occorre uscire dall’eccezione e farla diventare una condizione diffusa. L’outdoor education potrà essere uno strumento fondamentale per i prossimi mesi.

Non è pensabile un’unica ipotesi organizzativa e metodologica, perché le età, le competenze, e l’autonomia dei bambini sono diverse.

È necessario e indispensabile operare fin d’ora per mettere in grado i servizi educativi e le scuole di svolgere il loro compito in sicurezza e prendere in considerare misure alternative come orario ridotto, aperture rivolte inizialmente solo all’infanzia (0-6) anche in luoghi aperti, e alle scuole primarie. Importante sarà l’organizzazione per piccoli gruppi e sempre uguali, che oltre a consentire di mantenere il necessario distanziamento, permetterebbe di tenere sotto controllo e monitorare i possibili rischi di contagio e le reti di diffusione. È necessario un sistema di monitoraggio dei casi a livello scolastico che ci permetta di capire meglio l’appropriatezza di questi modelli.

 

Il momento del rientro al nido e nelle scuole dovrà prevedere  un periodo di accompagnamento per chi entrerà in un nuovo ciclo o grado scolastico . I passaggi dal nido alla scuola dell’infanzia, da quest’ultima alla primaria, dalla primaria alla secondaria sono fondamentali e fondanti per la vita dei bambini. Sono stati all’improvviso privati di gran parte del loro mondo, farli entrare in un mondo nuovo, con compagni e compagne, educatori ed educatrici, maestre e maestri, professori e professoresse nuovi , senza che abbiano avuto il tempo di abituarsi, prepararsi al cambiamento elaborare il distacco con gli ambienti, le persone, gli affetti che sono stati cuore della loro vita per mesi, anni, è impensabile.

 

Asili nido
Sappiamo che i nidi sono insufficienti, che la loro presenza è assai differenziata. Dobbiamo fare di più per ampliare l’offerta formativa di servizi educativi per i bambini al di sotto dei tre anni, anche con varie soluzioni (nidi, sezioni primavera, centri per bambini e famiglie, poli per l’infanzia, esperienze pubbliche di supporto alle famiglie, doppio turno di organizzazione del servizio con contestuale potenziamento del personale). Nell’attuale frangente i servizi educativi a gestione privata sono in grossa sofferenza, molti sono “chiusi”, i dipendenti collocati in cassa integrazione. E’ necessario un sostegno pubblico, per consentire la ripresa in condizioni di serenità e di massima sicurezza.

Scuole dell’infanzia
Sappiamo anche che la scuola dell’infanzia è ormai generalizzata però con livelli diversi di qualità. Esiste una pluralità di tipologie gestionali che dovrebbero avvicinare i loro standard di funzionamento. Nell’attuale situazione, non in tutte le realtà è stata assicurata la continuità di una relazione educativa significativa tra insegnanti e bambini. Si sono manifestate grandi differenze sociali, territoriali, familiari. Occorre pensare ad interventi che assicurino pari opportunità a tutti i bambini ed un concreto sostegno a tutte le tipologie di scuole dell’infanzia (statali, comunali, paritarie) per salvaguardare e potenziare la rete di servizi educativi di ogni territorio. Anche qui sarà necessario sperimentare forme di diversa organizzazione,  prevedendo a livello territoriale l’offerta di servizi educativi che possano integrare il tempo non trascorso alla scuola materna.
 

Scuole primarie

Il modello organizzativo potrà avere una flessibilità oraria facilitata dalla intercambiabilità degli insegnanti che possono articolare le classi in gruppi eterogenei.
In questo ciclo, soprattutto il primo anno rappresenta una fase fondamentale e delicata, nella quale il percorso degli apprendimenti e delle competenze di base ( in particolare l’apprendimento della letto-scrittura) devono necessariamente prevedere la presenza.
Per tutte le classi della primaria è importante intervenire  con un ampliamento dell’offerta formativa. Bisogna porre particolare attenzione al momento della mensa, dal punto di vista della sicurezza sanitaria, e per la sua valenza educativa, sociale e culturale.

Un sostegno vero alle famiglie

La lotta alla povertà educativa minorile ha bisogno di un forte supporto pubblico. Tale supporto però non riguarda solo la scuola ma ogni ambito nel quale avviene la crescita umana e l’apprendimento. La casa e la famiglia, specie in un momento in cui è sospesa l’attività didattica, sono i contesti più importanti in cui cresce il bambino. Le famiglie svolgono un primario e insostituibile ruolo, non solo generativo ma anche educativo, di sostengo morale e materiale dei minori, di reciprocità e convivialità tra genitori, figli, fratelli, parenti. Non serve enunciarne le virtù né nasconderne le fatiche. Pare evidente che un Piano per l’infanzia debba quindi fortemente innestarsi sulle responsabilità familiari, che vanno valorizzate e potenziate. I genitori vanno sostenuti in vario modo, entro un patto che li veda parte attiva anche nello svolgimento e nel rapporto con i servizi educativi o di quelli erogati dal Terzo settore. L’inverno demografico in Italia ha molte cause, tra cui anche l’incerto sostegno da parte delle politiche pubbliche. Sappiamo inoltre che le famiglie numerose rischiano di cadere in povertà. Servono quindi politiche pubbliche capaci di contrastare il drastico calo di natalità e di favorire la genitorialità. Non si tratta di inventare nulla, ma di ispirarci a Paesi dove il mantenimento dei figli è riconosciuto con un child benefit, cioè un assegno unico per i figli, concesso a tutti ma in misura diversa a seconda della condizione economica e dell’età dei figli. È questo il senso del disegno di legge di iniziativa PD attualmente in discussione alla Camera, che prevede il riconoscimento di un assegno unico e di una dote unica per servizi.

Un’attenzione specifica va rivolta alle famiglie più fragili che in questa crisi stanno precipitando in una condizione di forte impoverimento materiale e dunque in una condizione di frustrazione e perdita di orizzonte di speranza che ricade anche sui bambini. In alcune aree del Paese, in modo particolare, se non interviene subito lo Stato a sostenere famiglie con bambini, saranno le mafie a farlo (nel mese di marzo, a fronte di un generalizzato crollo di ogni tipo di reato, l’unico che fa segnare un aumento è l’usura: nove per cento in più rispetto a marzo dell’anno scorso).

 

Il Piano per l’infanzia non può prescindere dal tener conto di questa realtà ed adottare le necessarie misure per consentire a tutte le famiglie di affrontare il più serenamente possibile questo momento difficile. È necessario costruire una proposta complessiva che guardi a tutta la famiglia, coprendo questi mesi fino alla riapertura delle scuole e avvii un percorso virtuoso di riforma del sistema esistente che tenga conto dei profondi cambiamenti che l’epidemia comporterà in futuro sul piano economico e sociale.

 

Le nostre proposte prevedono quindi di incentivare lo smart working e ogni forma di flessibilità organizzativa dei tempi di lavoro, al fine di conciliarli con quelli della famiglia; di prorogare i bonus baby sitting (da spendere anche per servizi diurni) e i congedi parentali. A questo proposito, consapevoli delle difficoltà che stanno affrontando in questo momento le donne, prevediamo in forma innovativa di prevedere i congedi parentali per entrambi i genitori con obbligo alla fruizione alternata.

 

UN PIANO INFANZIA PER RIPARTIRE: LE PROPOSTE DEL PD

 

  • Attivare da subito progetti educativi sperimentali territoriali rivolti a bambini e bambine all’interno di una cornice nazionale, sulla base di progetti locali costruiti con i Comuni e i soggetti del Terzo settore e con il sostegno delle Regioni, mettendo a disposizione di questi soggetti spazi, anche scolastici, risorse e personale per le attività educative e di cura; nel caso dei centri estivi necessario è lo sviluppo di un programma che preveda piccoli gruppi , con un costante monitoraggio dello stato di salute con test sierologici e misurazione della temperatura per chi si occuperà di loro;
  • Garantire ai bambini e ai ragazzi la possibilità di accesso a spazi educativi già durante l’estate, mettendo in campo le strutture scolastiche ed altri spazi, in particolare l’outdoor, prevedendo al contempo misure atte a ridurre al minimo le possibilità di diffusione dell’infezione e proteggere la loro salute;
  • Rafforzare il sistema integrato di educazione e istruzione “zero-sei”, promuovendo alleanze pedagogiche più strutturate sui territori, potenziando l’offerta formativa e la messa in rete a livello locale dei servizi socio-educativi e socio- assistenziali: integrare l’offerta di servizi educativi e di cura per i bambini fascia 0-6 attraverso una progettazione che coinvolga Comuni, Terzo settore, associazioni e scuole;
  • Combattere il digital divide: assicurare a tutti i bambini e i ragazzi l’accesso agli strumenti digitali, sia a scuola che all’interno delle famiglie, con un’offerta educativa e formativa digitale dedicata proprio ai più piccoli;
  • Potenziare i servizi educativi e scolastici necessari a garantire maggiore inclusione e supporto a bambini e ragazzi disabili (potenziando la relazione educativa, in sicurezza, con gli insegnanti di sostegno che spesso sono l’unica relazione extrafamiliare, ricordando che la didattica a distanza aggiunge isolamento a isolamento per questi ragazzi) o appartenenti ai gruppi più vulnerabili; azioni specifiche per bambini allontanati dalle famiglie, minori in famiglie affidatarie, minori in carcere, bambini vittime di violenza, minori in condizioni di disagio economico e sociale;
  • Approvare e finanziare la proposta di legge PD per l’assegno unico e la dote unica per i figli;
  • Estendere lo strumento dei “bonus baby sitting” consentendone l’utilizzo anche per il pagamento di altri servizi educativi, asili nido, accesso ai centri estivi da attivare da subito per piccoli gruppi sulla base di progetti locali costruiti con i Comuni e gli attori del Terzo settore;
  • Estendere i congedi parentali per tutto il periodo dell’emergenza a ciascuno dei genitori prevedendo misure di premialità al fine dell’utilizzo di entrambi i genitori e da utilizzarsi obbligatoriamente in via alternativa; consentirne la fruizione anche con modalità “a ore”, per garantire il massimo impatto;
  • Incentivare l’utilizzo dello smart working anche attraverso parziali sgravi contributivi e il finanziamento delle spese per acquisto del necessario materiale lavorativo, prevedendo anche forme di part-time in alternativa alla presenza;
  • Consentire attraverso contratti collettivi aziendali la flessibilità organizzativa dei tempi di lavoro (orari diversi e flessibili di entrata e di uscita dal lavoro, cessione solidale di ferie e permessi fra colleghi oltre le ipotesi già previste dal dlgs 151/2015);
  • Incentivare la fruizione delle ferie e dei permessi maturati (sgravi contributivi per le imprese e una maggiorazione ai fini previdenziali per il lavoratore da calcolarsi sull’assegno pensionistico oppure ai fini della maturazione dell’anzianità contributiva) e del part time reversibile.

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