DISCO LAZIO, L’EVENTO: L’AUTISMO NON E’ UN ERRORE DI SISTEMA

In collegamento con l’evento “L’Autismo non è un errore di sistema, è un altro sistema operativo” – organizzato da Lazio Disco assieme all’Associazione Nazionale Genitori di ragazzi e ragazze con spettro autistico (ANGSA) – che si è tenuto mercoledì 26 ottobre 2022 presso la sede di HUB GenerAzioni. Ho ricordato Savero, un ragazzo con autimo di 22 anni, che ha perso la vita insieme ai due fratelli Aldo Pio, 14 anni, e Mattia Carlo, 12 anni, tra le fiamme nel tragico incendio di Catania di tre giorni fa. Un pensiero affettuoso alla famiglia e in particolare al padre Vitaliano che parlava di lui costantemente sui social, anche condividendo disagi, proteste e le sue lotte per dargli una vita più facile, chiedendo alle istituzioni maggiori tutele e assistenza.

Se intendiamo le pari opportunità come uno sguardo trasversale che mira a calare in ogni azione amministrativa (e non) il concetto di uguaglianza sostanziale enunciato dall’articolo 3 della nostra Costituzione allora sicuramente vi sono incluse le politiche per la tutela dei diritti delle persone con disabilità, largamente intesa. Occuparsi di pari opportunità, quindi, ma sempre nella misura in cui queste si traducono in un’attenzione specifica ai diversi punti di partenza e agli ostacoli che cittadine e cittadini incontrano nel loro cammino per il pieno godimento, tra gli altri, il diritto al lavoro, allo studio, alla socialità, a una crescita sana ed equilibrata. Il diritto a realizzarsi secondo i propri sogni, aspirazioni e inclinazioni. Il diritto ad
essere pienamente sé stessi. Ad oggi abbiamo a disposizione molti strumenti normativi, internazionali in primis, su questi temi e in particolare il nostro faro è sempre la Convenzione ONU del 2006 ci parla dell’obbligo di garantire “uguale ed effettiva protezione giuridica contro ogni discriminazione” a tutela della “dignità intrinseca, l’autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le proprie scelte, e l’indipendenza delle persone” Persone. Prima che persone con una disabilità.

Tra le azioni messe in campo dalla Regione Lazio penso per esempio alla sperimentazione sui Centri polivalenti per giovani adulti nello
spettro o con altre disabilità con bisogni complessi, centri socio-assistenziali innovativi e diffusi sul territorio che supportano la fuoriuscita dal nucleo familiare e indipendenza. Ma anche il lavoro sul ‘Dopo di noi’ che sostiene il potenziamento delle competenze, l’autonomia abitativa e lavorativa, rappresentando una vera e propria ancora di salvezza dall’oblio Per citare alcune battaglie mi hanno vista in prima linea per promuovere la cultura dell’inclusione sociale, del rispetto e della valorizzazione della diversità, contrastando la discriminazione e la marginalizzazione, penso al Portale regionale della disabilità, prevista da un emendamento allo scorso collegato di bilancio e in via di attuazione, che ha l’obiettivo di favorire il diritto all’informazione delle persone con disabilità.

Per quanto riguarda il lavoro – che è la chiave dell’autonomia e dell’indipendenza – mi sono fortemente battuta per l’istituzionalizzazione della figura del ‘Disability manager’, una battaglia che dà seguito non solo a quanto stabilito dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006, ma anche a quanto previsto dal Protocollo regionale siglato nel gennaio 2020 con Inail, parti datoriali, sindacali e associazioni disabili sul reinserimento dei lavoratori divenuti disabili a causa di infortunio sul lavoro.

Il Disability manager ha il compito di supportare e agevolare l’inserimento e l’integrazione nei luoghi di lavoro delle persone con disabilità certificata, predisponendo e proponendo progetti personalizzati di natura formativa, organizzativa, tecnica e tecnologica e verificandone l’attuazione, rilevando e segnalando ai soggetti competenti eventuali situazioni di disagio e difficoltà di integrazione.

Il Disability manager deve essere una persona con competenze, non solo specifiche sul quadro normativo relativo alla disabilità, ma anche in materia di diritto e sociologia del lavoro, psicologia, salute e sicurezza sul lavoro, risorse umane e ovviamente diversity management e inclusione. Partecipa ai processi di pianificazione, reclutamento, gestione delle risorse umane e di sviluppo e, infine, svolge un ruolo cruciale di relazione con i centri per l’impiego della Regione, con i servizi territoriali per il collocamento mirato e con l’INAIL, collaborando con essi per fronteggiare situazioni ulteriori di disagio e fragilità. Ho fortemente voluto promuovere questa figura professionale – con un percorso partito con l’approvazione di un mio emendamento al Collegato di Bilancio regionale del 2020 – non solo all’interno della nostra organizzazione, ma in prospettiva anche negli enti locali coinvolgendo attivamente l’Anci Lazio e l’Unione delle Province italiane con le quali c’è un costante confronto e scambio di prospettive.

La scelta, che abbiamo fatto convintamente in Regione Lazio, di riaffermare l’importanza di diffondere la cultura e la consapevolezza del diritto al lavoro e all’inclusione lavorativa e sociale di tutte le persone con disabilità, ancor di più nella fase di ripresa economica che segue alla pandemia, è semplicemente una scelta di civiltà che guarda al futuro.

Sempre sul tema del lavoro non posso non citare tutto il tema della doppia discriminazione delle donne disabili. Non a caso, nella legge 7/2021 in materia di parità retributiva e sostegno all’occupazione femminile di qualità ho voluto fortemente inserire dei passaggi specificatamente dedicati alle lavoratrici disabili: benefici alle imprese che assumono – al di fuori degli obblighi di cui alla legge n. 68/1999 – donne con disabilità con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, ma anche contributi agli enti locali finalizzati all’attuazione di progetti che favoriscono percorsi lavorativi dedicati alle donne con disabilità di iniziativa degli enti del Terzo settore. Abbiamo inoltre previsto che nell’ambito del sostegno ai crediti di emergenza una riserva una quota del fondo per il microcredito sia dedicata  alle donne in situazioni di disagio sociale con priorità, tra le altre, proprio alle donne con disabilità.

Questi sono solo alcuni strumenti, un tentativo di fare la nostra parte in una battaglia più complessiva che deve avere l’obiettivo di attualizzare le politiche nazionali e regionali in tema di accesso e mantenimento al lavoro per le persone con disabilità, includendo il tema nel più ampio ripensamento dei modelli organizzativi e gestionali del lavoro post-emergenziale. Ma questo approccio sistemico all’accessibilità deve riguardare non solo il mercato del lavoro, ma anche tutta la programmazione dei servizi.

Penso, tornando al sociale, al fondamentale ruolo del ‘Caregiver familiare’, una figura strategica non solo a livello domestico, ma come parte attiva del sistema integrato dei servizi sociali e di assistenza alla persona e che in Regione abbiamo recentemente riconosciuto come tale. E, voglio ricordarlo, è una battaglia che ha molto a che fare con la parità di genere considerando che il lavoro di cura (non retribuito) grava ancora pesantemente e in maniera assolutamente sproporzionata sulle spalle delle donne.

Il Covid ha acuito fratture sociali e messo sotto i riflettori fragilità e disuguaglianze. Dopo l’emergenza sanitaria viviamo il dramma della guerra e della crisi energetica, che ancora di più insistono su queste fratture sociali. Dobbiamo avere il coraggio di ricostruire un modello che sia più equo, paritario, inclusivo. E tutto quello che c’è dietro a questo interessante convegno è parte integrante di questo schema. O sarà così o perderemo una sfida forse irripetibile per consegnare alle future generazioni un mondo più giusto.

 

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