LA SCUOLA IN CARCERE VA TUTELATA: CON DOCENTI E STUDENTI IL MIO IMPEGNO PER REBIBBIA

E’ stata un’esperienza molto toccante, conclusa con il mio impegno ufficiale a fare in modo che a questi ragazzi venga garantito pieno diritto allo studio.
Di fronte a me, nel teatro di Rebibbia, i docenti e oltre 120 studenti del corso di informatica dell’IISS “J.Von Neumann” di Roma, che studiano presso la sede carceraria presenti all’incontro sulla pace che si è tenuto presso il Teatro di Rebibbia, al Nuovo complesso della Casa Circondariale “Raffaele Cinotti”, con la proiezione della video inchiesta “Doppia Ipocrisia”, di Madi Ferrucci, Flavia Grossi e Roberto Persia, già vincitori del premio Morrione 2018 per il giornalismo d’inchiesta, rivolto a giovani under 30.

Per l’occasione, la professoressa Barbara Battista e gli altri colleghi hanno messo in evidenza le straordinarie attitudini degli alunni detenuti, frutto di quel percorso di rieducazione del condannato sancito dall’articolo 27 della Costituzione.

Una scuola che a Rebibbia esiste dal 1989 e quest’anno ha avuto un numero di iscritti di ben 425 unità, a fronte delle quali sono state però concesse classi per soli 270 studenti, impedendo così a 155 detenuti di frequentare, privandoli di un diritto sancito dalla Costituzione. Credo sia urgente ragionare con l’Ufficio scolastico regionale sulla particolarità di questa scuola che, per ovvi motivi, non può essere assoggettata alle medesime regole e agli stessi indici di un qualunque istituto del Lazio, perché i fattori che determinano l’iscrizione ad una classe anziché ad un’altra non sono legati esclusivamente alla data di nascita dello studente ma anche, e soprattutto, vincolati al genere, agli interessi e al reparto di assegnazione

Sono certa che, insieme all’Usr, troveremo una soluzione che tenga conto dell’esigenza dello Stato di fare economia ma non perda mai di vista il diritto primario allo studio e alla rieducazione che abbiamo il dovere di garantire a tutti i detenuti.