SULLA GRANAROLO DI ANZIO AFFRONTATI ALLA PISANA PROBLEMI ED EVENTUALI SOLUZIONI. LA REGIONE PUO’ FARE LA PROPRIA PARTE

“La situazione della Granarolo di Anzio è delicata e va affrontata tutti insieme per cercare di scongiurare il licenziamento dei 25 lavoratori, con ripercussioni pesanti sulle loro famiglie e su un territorio in cui Granarolo è presente dal lontano 1994. Nell’audizione avuta alla Pisana ho incontrato, insieme all’assessore Claudio Di Berardino, i direttore delle risorse umane dell’azienda, i rappresentanti sindacali di Cgil e Uil, il vice sindaco Danilo Fontana e la capogruppo del PD, Anna Marracino, un’occasione per confrontarci sul problema e valutare le eventuali soluzioni”.

Lo dichiara Eleonora Mattia (Pd), presidente della Commissione lavoro del Consiglio regionale del Lazio, a seguito dell’audizione sulla situazione del personale degli stabilimenti Granarolo di Anzio convocata su richiesta della capogruppo del Pd di Anzio, Anna Marracino. Nel corso del confronto l’azienda ha confermato che, in mancanza di fatti nuovi entro luglio, l’intenzione resta quella di cessare le attività produttive mantenendo soltanto il lato della commercializzazione.

“Siamo molto preoccupati – aggiunge la Mattia – anche per ciò che riguarda le conseguenze sull’indotto, considerato che l’azienda trasforma ogni giorno 700 quintali di latte. I sindacati, che hanno ribadito quanto alto sia il prezzo che il Lazio sta pagando per la crisi, in particolare nel settore alimentare, hanno posto l’attenzione sulla mancanza, da parte di Granarolo, di investimenti aziendali alternativi alla produzione base (latte e panna) ponendo un quesito sulle possibilità di riconversione del sito industriale.

“L’impegno assunto insieme all’assessore DI Berardino – sottolinea la presidente Mattia – è quello di lavorare congiuntamente alla ricerca di una soluzione che non si limiti all’eventuale ricollocazione dei lavoratori, in caso di chiusura, ma ad attuare politiche che riducano l’impatto sull’indotto e a valutare ipotesi di utilizzo alternativo dello stabilimento. In tal caso si potrebbero usare i dodici mesi di ammortizzatori sociali per riconvertire il sito con un piano industriale ed occuparsi, in questo lasso di tempo, della formazione dei lavoratori. Su questo la Regione Lazio può avere un ruolo monto importante”.

LA SCHEDA

Negli ultimi mesi, la società ha dato informativa alle organizzazioni Sindacali circa la volontà dell’azienda di procedere alla chiusura del sito presente ad Anzio. Si tratta di uno stabilimento storico, ove si produce latte fresco. Al suo interno operano circa 26 lavoratori.

Contestualmente all’avvio delle comunicazioni rese alle organizzazioni sindacali, la società ha informato anche la regione Lazio, motivando la scelta alla chiusura del sito quale conseguenza della scarsa capacità produttiva oggi ridotta al 20% dovuta alla ridotta domanda di consumo di latte fresco.

La Regione Lazio ha chiesto all’azienda di valutare tutti gli strumenti idonei a ridurre il più possibile l’impatto della decisione aziendale sia sui livelli occupazionali sia sull’attività produttiva anche attraverso la ricerca di un investitore che possa subentrare nell’attività o riconvertirla. La società, nell’accogliere l’invito della regione Lazio, ha preso in considerazione anche la possibilità di ricorrere a un periodo di cassa integrazione per cessazione dell’attività.

Si tratterebbe di un periodo di 12 mesi di cassa integrazione durante il quale gestire l’esubero dei 26 lavoratori attraverso:

  • Eventuali trasferimenti in altri siti (Lombardia, Puglia, Calabria: forse 3 lavoratori hanno già accettato di andare in Lombardia).
  • Raggiungimento requisiti pensionistici;
  • Riqualificazione del personale.

Qualora la scelta aziendale della cessazione dell’attività fosse irreversibile, come regione, ci rendiamo disponibili ad aprire un tavolo con l’azienda volto a individuare se ci sono spazi per una riconversione del sito anche attraverso la cessione dello stesso. Ciò, anche attraverso le associazioni di categoria.

Contestualmente, siamo disponibili ad avviare nell’ambito delle nostre politiche attive, opportunità di riqualificazione del personale o di ricollocazione dello stesso.